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L'evento carismatico avvenuto nella Cappella di Loreto il 10 Novembre 1891 fu preparato da Dio attraverso alcuni fatti salienti di cui
si ha testimonianza nelle Memorie che Madre Natalina ha lasciato.
- Preannuncio
All'età di diciannove anni, a Nizza Marittima, Madre Natalina, in un momento di preghiera, udì una voce interiore che le preannunciava:
"Dovrai portare la croce".
Ancora inconsapevole della portata di queste parole, lasciò che il suo cuore accogliesse la Volontà
di Dio che così si esprimeva e tracciava il suo futuro.
- Ricerca vocazionale
La Fondatrice,
"mossa sempre dal desiderio di essere suora",
incontrò gravi difficoltà: l'opposizione materna, il rifiuto della domanda di essere accolta al "Cottolengo",
la delusione derivatale dall'incontro con il Parroco di Verrua Savoia (TO), il disagio per l'inautenticità
della Vita Religiosa vissuta nella comunità dov'era riuscita a entrare.
Nessuna difficoltà valse a distogliere Madre Natalina dalla determinazione di proseguire nella scelta fatta.
In un clima di solitudine, di sofferenza e di croce, viveva di preghiera, di lavoro e di donazione ai numerosi bambini che le erano stati affidati.
In questo stesso clima avvenne la chiamata al totale abbandono alla Volontà di Dio.
Nei giorni che seguirono "l'evento di Loreto", Madre Natalina prese l'iniziativa di cercare giovani atte alla vita religiosa,
pur incorrendo in accuse e calunnie, che le procurarono ulteriori incomprensioni e amarezze.
- L'esperienza del limite
II senso di inadeguatezza rispetto al compito che le era stato affidato, confermato da continui fallimenti, portò
Madre Natalina al turbamento e alla decisione di lasciare l'opera intrapresa.
La sua preghiera, espressione del desiderio di ricevere luce, forza, chiarezza e sostegno, ebbe risposta dal Cuore di Cristo:
"... Non sei tu che fai sono Io!".
Queste parole educavano Madre Natalina all'abbandono, la portavano a comprendere
che la Congregazione era opera dì Dio ed Egli vi avrebbe provveduto.
- L'ora della croce
La situazione più difficile che la Fondatrice fu chiamata a vivere fu la rinuncia alla conduzione dell'Istituto,
rinuncia richiesta e data in seguito all'insorgere di difficoltà congregazionali forse di poco conto o comunque non chiare.
Particolarmente drammatico fu il distacco dalla Casa Madre.
"Era tanto il dolore che provai ad abbandonare la Casa Madre e le suore,
che credetti, nella notte antecedente la partenza, di morirne".
Le difficoltà e le prove spinsero Madre Natalina a un incontro con il Superiore del "Cottolengo",
il quale la incoraggiò a rimanere sulla Croce, perché tale riteneva fosse la Volontà di Dio.
Gli avvenimenti dolorosi che si susseguivano nella vita della Fondatrice
provocavano in lei alterni momenti di incertezza e di sfiducia e la educavano a un abbandono sempre più intenso e purificato.
Questa era la strada che il Signore tracciava per la Madre ed ella la percorse con lucidità,
in un cammino di dedizione, di amore e di dolore fino allo spogliamento e all'abbandono totale della morte.
Le sue stesse parole:
"Mi sono messa come una cieca nelle mani di Dio",
confermano il progetto di Dio sulla Madre da lei portato a compimento.