La Comunità Lauretana, in risposta alle spinte missionarie del Concilio, spinge il suo sguardo fino al lontano continente africano e precisamente fino a Isiolo (Kenya).
1977. Isiolo era un piccolo villaggio a 70 km a nord dell’equatore, strada percorsa da commercianti e turisti che si spostano dal sud al nord del Kenya. L’equatore e il Monte Kenya dividono la nazione in due parti, determinando una situazione di estrema povertà a nord e di benessere a sud, unico versante dove le sue acque scendono e favoriscono un’agricoltura quasi sempre fiorente.
Isiolo, in linguaggio kiswaili significa “porta del deserto”, una definizione molto eloquente per questo lembo di terra che accoglie le nostre sorelle che, fin dal primo arrivo, condividono con i più poveri le conseguenze dell’aridità del suolo. Il suo terreno è infatti denominato “black cotton soil” che significa “terreno di cotone nero”, è composto di argilla molto fine non adatta alla coltivazione, molto polverosa nei periodi di siccità e altrettanto scivolosa ed appiccicosa quando è bagnata. Nessun sviluppo agricolo e industriale…, gli abitanti cercano lavoro casuale presso famiglie somale o al centro città, dove lavorano portando sacchi sulle spalle, oppure con carriole e carrettini trasportano al mercato le verdure provenienti dalla fertile terra di Meru, cittadina a 50 km da Isiolo, posta ai piedi del Monte Kenya.
Isiolo è una cittadina molto popolosa, luogo d’incontro delle diverse tribù: Samburu (Masai), Borana, Meru, Kikuyu, Turkana… le suore stabiliscono la propria dimora nel territorio di Chechelesi (Cecelesi), dove vive la maggior parte della tribù Turkana, gente poverissima e di costumi ancora primitivi e con i quali decidono di condividere la vita e offrire loro il messaggio di speranza e di fede che viene dal Vangelo.
Dopo i primi anni trascorsi insieme a mons. Luigi Locati nel terreno della missione fondata dalla diocesi di Vercelli si concretizza la prima urgenza, la necessità di una Scuola dell’infanzia per rivolgere mente e cuore in un’attività formativa ed educativa a partire proprio dai più piccoli. Da ogni parte di quel luogo deserto sbucava un’infinità di bambini semi-nudi e scheletriti i quali, con i loro occhi grandi e belli, pareva invocassero aiuto. Da qui lo stimolo-scintilla che ha percorso la volontà delle suore, richiamandole a un coraggioso impegno di risposta alle necessità del luogo e del tempo: così aveva risposto suor Natalina Bonardi, più di 100 anni prima, alle necessità dei bambini di Sant’Antonino di Saluggia (VC), esplicitando in concreto l’aspetto educativo dell’Istituto nascente. Con la forza dinamica del Carisma da lei ereditato e con l’aiuto provvidenziale del Padre di tutti, ecco sorgere quello che sembrava “follia sperar”: una bella Scuola dell’infanzia in favore dei più piccini e delle loro famiglie.
La Nursery (Scuola dell’Infanzia), aperta nel 1994, può accogliere circa 220 bambini dai 3 agli 8 anni, per lo più sponsorizzati, è aperta a tutti, senza distinzione di religione, salvando però sempre lo spirito cristiano-cattolico della Scuola stessa. In essa la suora missionaria è presente per annunziare a ogni fratello l’Amore di Dio, Padre di tutti, e la salvezza operata da Cristo, unico Salvatore.
Grazie alla dedizione delle suore e all’attività educativa delle maestre si sta combattendo sia la piaga dell’analfabetismo sia quella dell’Aids.
Le suore che compongono la comunità denominata “Holy Family”, si occupano dei bambini con cura, attenzione, affabilità, rispetto e competenza. Anche loro sono piccole pianticelle e stanno crescendo nella terra che appartiene all’umana famiglia, anche loro necessitano di tante premure, perché possano sviluppare ed esprimere tutta la ricchezza che possiedono. Le educatrici lo sanno, per questo si confrontano, si interrogano, al fine di scoprire l’arte educativa migliore e più adeguata. Un risultato buono è evidente nel fatto che i bambini hanno l’impressione di vivere in un ambiente tutto loro: la scuola è per loro come una seconda casa e come tale la amano.
Lo dimostrano alcuni aneddoti: una suora va a raccogliere fiori nel piccolo giardino della scuola, un bimbo la osserva, corre in classe e dice alla maestra: “Stanno rovinando il nostro giardino!”; un altro bimbo vede una suora che esce in macchina e dice al compagno: “Lo sai che la nostra macchina è andata in città?”. Così questi piccoli hanno l’impressione di avere un giardino, una macchina, una bella scuola con giochi per loro, soprattutto si accorgono di essere amati, perché qualcuno si preoccupa di procurare quanto necessita alla loro crescita sana, armonica, socievole e serena.
Tra le finalità della scuola non vi è soltanto l’insegnamento ma anche quello di nutrire i bambini che, molto spesso, a casa loro non hanno il cibo necessario per sfamarsi. I bambini arrivano a scuola dopo aver percorso diversi chilometri a piedi e molte volte sono a digiuno. A metà mattina viene distribuita a ciascuno “l’Uji” una sostanziosa crema fatta con farina e latte e a mezzogiorno c’è il Gederi (Ghederi), un piatto unico composto da fagioli, riso, granoturco e verdure varie, a volte viene servita anche un po’ di polenta. In fila indiana, attendono con pazienza, che i cuochi versino un bel mestolo colmo di zuppa nella loro ciotolina e poi vanno a sedersi per consumare il pasto prelibato. I loro occhioni bianchi sono pieni di luce e di gioia! Soddisfatti per il pranzo, vanno a giocare, pronti ad assalire altalene, giostrine e ad invadere il campo con palle, palloni, assi, ecc… Le giovani educatrici sembrano divertirsi più di loro. Intanto altre sorelle si preoccupano dell’ordine della casa, della programmazione quotidiana o settimanale, dei rapporti con il personale e soprattutto dell’ascolto di chi si affaccia al cancello per chiedere qualche aiuto: gente che ha fame, gente in difficoltà, gente che cerca un po’ di conforto, di speranza… La Comunità si impegna con tutte le sue forze anche in questo aspetto, così importante: è un mandato che adempie con grande passione: “I poveri li avrete sempre con voi”, e non sono solamente i bambini. Il poco tempo libero di ogni giorno, in particolare il sabato e la domenica, viene impegnato dalle suore nella visita alle famiglie che vivono nei villaggi vicini sia per portare qualche aiuto materiale, ma soprattutto per ritrovarsi a riflettere e meditare insieme sulla Parola di Dio, sono le “small christian community”. Questa è la “famiglia allargata” della piccola Comunità Lauretana.
Contatti:
“Lorety Youth” Training Centre
P.O.BOX 387
60300 ISIOLO (Kenya)
Telefono (+0254) 736912328